Weaving, Entanglement.
di Diego Repetto
Nel Padiglione Italia – Comunità Resilienti il 15 luglio 2021 nell’ambito della 17. Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia si è ospitata una inedita digital exhibition celebrando un dialogo non convenzionale tra Italia e Nuova Zelanda, attraverso un insieme variegato di contributi, letture, interviste e performance audiovisive che hanno generato e ricercato un dialogo agli antipodi.
In termini di setting e struttura dell’evento, la digital exhibition ha occupato gli spazi del Padiglione Italia rimodellati, per un’intera giornata, seguendo la sua dinamica rete interdisciplinare e transnazionale seppur non limitata alla dimensione fisica del padiglione: gli intrecci presentati sono infatti apparsi in forma fisica e digitale, connettendo i due emisferi nello spazio e nel tempo attraverso un filo di influenze reciproche e approcci incrociati.
L’evento è stato articolato in due momenti: in primo luogo il symposium, costituito dalle due sessioni relative rispettivamente ai contributi provenienti dalla Nuova Zelanda e dall’Italia, che dialogano tra loro suggerendo l’interazione di scale, sfumature, approcci che vanno dal paesaggio, ai rituali e alle pratiche, ai manufatti e agli edifici, come un atlante che contribuisce ad orientarci nei molteplici significati che la parola “patrimonio” può assumere, insieme al suo valore indefinito attribuito da individui e civiltà; in secondo luogo, l’inaugurazione di ENT 1, l’installazione dell’artista visuale Alessandro Zannier nel Padiglione Italia seguita dalla performance sonora di Zannier e del suo ensemble Ottodix, entrambi inseriti nel progetto Entanglement ispirato a un gemellaggio tra gli antipodi: il Padiglione Italia della Biennale di Venezia e l’Università di Auckland.
Da questa importante esperienza è nato il volume, fortemente voluto dal team curatoriale del Padiglione Italia, Weaving, Entanglement per Maretti Editore a cura di Alessandro Melis, Benedetta Medas, Francesca Sabatini, Candida Rolla, Andrew Barrie e Marco Moro.
Il catalogo è suddiviso in due macro temi: Weaving, caratterizzato da due sessioni, ed Entanglement.
La prima sessione di Weaving è dedicata alla Nuova Zelanda e inizia con il contributo dell’artista ed esperta tessitrice Tessa Harris, svelando alcuni dei suoi ultimi progetti al confine tra arte e architettura realizzati per il porto di Auckland City che intrecciano la cultura e le storie indigene della Nuova Zelanda nella realtá urbana, rendendole tangibili e immerse nello spazio pubblico.
Dopo Tessa, viene presentato il lavoro di Pamela Dziwulska nel suo ruolo di presidente ICOMOS NZ in una conversazione principalmente orientata alle politiche dalla Nuova Zelanda, che spiega in cosa consistono l’operato di ICOMOS e la Carta ICOMOS NZ per la Conservazione dei Luoghi di Valore Culturale, in una conversazione principalmente orientata alle politiche di conservazione della Nuova Zelanda.
I contenuti rimangono focalizzati nell’ambito del patrimonio e del progetto di architettura nel contributo successivo, ispirato dalla visione e agli strumenti adottati dallo studio Salmond Reed Architects che si distingue nella scena architettonica neozelandese sul tema della conservazione del patrimonio costruito.
Il contributo successivo si immerge nuovamente nella prospettiva dell’arte per la comunità, con l’intervista a Natanahira Te Pona, maestro di intaglio che sta svolgendo un eccellente lavoro nel North Shore di Auckland intessendo le culture del mondo all’interno della cultura tradizionale Māori.
Infine, Andrew Barrie presenta Learning from Trees: Transforming timber culture in Aotearoa, ovvero il progetto sviluppato dallo staff dell’Università di Auckland che riflette i molteplici vantaggi dell’uso del legno leggero per l’ambiente costruito. Sotto la supervisione di Kathy Waghorn, Andrew Barrie, Mike Davis e Paola Boarin, questa ricerca progettuale ha portato ad una complessa struttura a traliccio di 35 mq, solo in legno, esposta nello spazio del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
Come interludio tra la sessione neozelandese e quella italiana compare l’estratto di una conversazione tra Marco Moro e l’architetto neozelandese Craig Moller, basata sull’attento riesame di un disegno assonometrico realizzato da quest’ultimo durante gli studi di architettura a Auckland, nel bel mezzo della svolta teorica intrapresa della scuola nei primi anni ’80.
La sessione italiana si apre presentando il dialogo tra i due emisferi di Candida Rolla e Francesca Sabatini, un tentativo in corso di avvicinare le politiche legate al patrimonio di Italia e Nuova Zelanda, alla ricerca di possibili cross-fertilisations, linee guida e politiche future a beneficio di entrambi i Paesi nell’ottica del loro ruolo a guardiani di ereditá universali.
Subito dopo, gli architetti e ricercatrici Lidia Errante ed Emanuela Macrì esplorano l’indigenità mediterranea, indagando sul ricco ma in gran parte inosservato patrimonio delle colonie greche e della comunità Arbëreshë in Calabria, nel profondo sud dell’Italia.
Il loro contributo è seguito da Francesco Cecchetti e Giulia Pecchini, architetti paesaggisti e garden designer, con un intervento sull’interfaccia uomo-natura nei paesaggi vulcanici esplorando i possibili punti di contatto nei territori naturali tra Italia e Nuova Zelanda.
È poi il turno di Chiara La Ferlita, architetto e scenografa che riflette sulla trasmissione del patrimonio immateriale, sul delicato equilibrio tra conservazione, autenticità e innovazione in un ambito fragile e intrigante, quello del teatro lirico.
Per concludere l’arazzo di Weaving, le architetti e ricercatrici Saveria Boulanger e Martina Massari ampliano lo sguardo analitico alla scala urbana, presentando il progetto europeo ROCK! che pone il patrimonio al centro del futuro urbano come motore sostenibile di rigenerazione e innovazione sociale.
Nel macro tema Entanglement si esplora l’arte di Alessandro Zannier e dell’opera ENT 1, un collegamento di coppie di antenne-obelisco di plexiglas lavorato, lucido e opacizzato, installate in due luoghi tra loro remoti del mondo. In questo caso una si trova in Italia a Venezia e la seconda nei locali della School of Architecture and Planning dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda.
Le due opere gemelle si scambiano un traffico di dati statistici e ambientali, accuratamente scelti, proveniente dalle rispettive sedi agli antipodi, smistati in un cloud nel web e ritrasmessi dall’altra parte del mondo, dove vengono codificati in immagini e grafici suggestivi in continua fluttuazione al variare del flusso dei dati stessi. Questa variazione degli impulsi non va solo a creare spettacolari forme reticolari visualizzabili in un monitor o un proiettore a parete, ma anche a variare l’intensità luminosa dell’obelisco stesso in contemporanea.
Come la parola stessa “Entanglement” suggerisce (intreccio, groviglio, nel fenomeno di fisica quantistica), la rete di dati in mutazione continua, mostra come inconsapevolmente lo “sciame umano” che popola la Terra, oramai comunichi incessantemente tramite sinapsi fittissime o filamenti di trasmissione, come fanno le cellule e tutti i reparti di un unico organismo o di un cervello su scala globale.
Su questo incipit si sviluppano i contributi scritti e immaginifici del prof. arch. Patrizio M. Martinelli Assistant Professor alla Miami University di Oxford (USA) e della giornalista e saggista Monica Zornetta, approfondendo gli intrecci urbani della “città dell’entanglement”, in cui i movimenti liberi e informali dell’individuo nella città connettono luoghi e spazi in base all’esperienza fenomenologica dell’ambiente urbano.
Il presidente di Nuova AICA Italia, il prof. critico d’arte Gabriele Romeo, parla della sinestesia decostruzionista generata dal “BigData” di Zannier, definendo lo stesso artista come un esploratore che si fa interprete di una nuova identità decodificata, creando un termometro di migrazioni visive e resilienti.
Marco Olivotto, produttore artistico e fondatore di moonmusic, oltre che docente presso la Trentino Art Academy e Alta Formazione Grafica di Trento, scrive una recensione magistrale sull’album Entanglement in cui emerge come “fil rouge” la complessità percepita nell’osservazione del mondo, ricordando che la storia globale è una sovrapposizione di storie individuali che si intersecano in maniera vertiginosa, creando ciò che vediamo e ciò che siamo.
L’architetto e critico del paesaggio Diego Repetto dialoga con Zannier sviscerando il pensiero artistico dietro agli innumerevoli progetti transmediali dell’artista visivo e arricchendo la visione relativa al Quinto Paesaggio, definendolo come un paesaggio costituito da un intreccio di fenomeni spazio-temporali.
Francesco Falcieri, ricercatore presso l’Istituto di Scienze Marine di Venezia, racconta l’esperienza delle analisi effettuate in Laguna di suoni e rumori dell’ambiente marino, contribuendo a generare il paesaggio sonoro (“soundscape”) utilizzato, sia nei suoni che nei dati scientifici, nell’opera-dispositivo ENT 1.
Il macro tema dedicato a Entanglement si conclude con gli interventi dei curatori e galleristi di ARTantide Gallery di Verona, nonchè fondatori del Movimento Arte Etica, Paolo Mozzo e Sandro Orlandi Stagl, che trasportano il lettore nelle mostre internazionali connesse all’opera ENT: Re-Genesis. Un tenue punto blu a Verona, Destinazioni al Galata – Museo del Mare di Genova e Il Viaggio: tra Scoperta e Verità al Museo Diocesano di Vicenza.
Vista la natura di evento-performance della presente pubblicazione, la rapidità e leggerezza con cui passa da un medium all’altro, attraverso una varietà di ambiti e contenuti, non ci si può trattenere nell’augurare al lettore: “buona visione!”.