ICONS – Architecture Mysticism
ICONS – Architecture Mysticism
Venerdì 7 Ottobre 2022 ore 18:30 sino al 21 Ottobre 2022
ZONA D
Via Dei Campani, 23 – Roma (San Lorenzo)
A Cura di:
Arch. Diego Repetto
Con il Patrocinio:
Comunità Resilienti
ASS. CULTURALE RUSSKIJ MIR
Mostra e Performance di
Massimiliano Ercolano
DOKC LAB
Riflessioni intorno a ICONS – Architecture Mysticism
Massimiliano Ercolani di DoKC Lab (Laboratorio di Kadessa City), con la performance e la mostra ICONS – Architecture Mysticism, porta lo spettatore in un luogo immaginifico fatto di architetture moderniste e brutaliste che si nutrono di estetica cyberpunk.
All’interno di scrigni lignei rivestiti in velluto rosso si celano architetture iconiche di un mondo fantascientifico immaginario.
L’adozione dell’oggetto d’arte in “scatola” riporta alla mente le icone antiche pieghevoli da “viaggio“, che si affermarono in Russia tra il XVII secolo e i primi decenni del XX secolo, ma anche
opere come l’olio su tela della seconda metà del XVII secolo Natura morta a inganno (Scarabattolo) di Domenico Remps, le opere scultoree giovanili del 1959 dell’artista americano
Walter De Maria e l’Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia di Yves Klein del 1961.
Lo “scarabattolo” di Domenico Remps, sorta di stipetto in cui si custodiscono immagini sacre e oggetti di particolare valore, rappresenta una camera delle meraviglie (una nicchia con ante in
legno contenente oggetti fantastici).
La versione contemporanea proposta da DoCK Lab mostra wunderkammer contenenti modellini e/ o disegni di architetture fantascientifiche brutaliste che emergono da uno sfondo dorato come icone russe: l’architettura desidera diventare acheropita [dal greco ἀχειροποίητος «non fatto da mano (umana)»], un’icona miracolosa come un’apparizione [dal russo явление «fenomeno / apparizione»] sacra su cui riporre le proprie preghiere.
Domenico Remps, Natura morta a inganno (Scarabattolo), seconda metà del XVII secolo
(fonte https://www.artribune.com/arti-visive/2018/01/mostra-artisti-scienza-galileo/attachment/domenico-remps-naturamorta-a-inganno-scarabattolo-seconda-meta-del-xvii-secolo/)
Nel 1959 l’artista statunitense Walter De Maria, pioniere della Land Art, dopo la laurea, si mise a costruire scatole come “sculture statiche”. In un’intervista, riportata nel libro L’invisibile è reale a cura di Paolo Martore (Castelvecchi Lit Edizioni Srl, 2015), l’artista dichiara: «Nel 1959 non esistevano sculture statiche […]. Perciò, forse per effetto di una certa sensibilità giapponese tipica dei californiani, ho iniziato a fare delle piccole scatole: molto semplici, sobrie, senza correlazioni». Se De Maria crea scatole “senza correlazioni” rendendole oggetti senza tempo, Massimiliano Ercolani realizza capsule del tempo, in cui la memoria del futuro viene congelata attraverso l’esposizione degli elementi strutturali di dettaglio dell’architettura rappresentata. Lo spettatore diventa testimone di un futuro che deve ancora realizzarsi o di un universo alternativo tra utopia e distopia.
In ICONS – Architecture Mysticism, come viaggiatori del tempo, si approda in un’epoca distante da quella d’appartenenza. Nelle opere di DoKC Lab i generi della fantascienza, dell’utopia e della distopia, si mescolano nella fantastica rappresentazione di architetture future, da cui si può leggere modelli sociali al contempo ideali e perturbanti. La narrativa adottata favorisce una riflessione sui possibili sviluppi futuri delle tendenze proprie dell’età contemporanea.
Inoltre esiste un’analogia spirituale e artistica tra le opere di DoCK Lab e l’offerta votiva a Santa Rita da Cascia del 1961 di Yves Klein, artista francese esponente dei Nouveaux Réalistes.
Yves Klein, Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia, 1961
(fonte https://i.pinimg.com/originals/5a/fc/76/5afc768bdf7bd0386c9f00028561d18b.jpg)
Hannah Weitemeier, in Yves Klein (Taschen, 2019), definisce l’Ex voto un piccolo miracolo della storia dell’arte dal contenuto speciale: una preghiera per il successo della sua prima grande
esposizione in un museo e la triade rosa-blu-oro. La fede nel potere della preghiera e nei rituali religiosi costituivano per Klein un aspetto fondamentale di una vita piena, come in Ercolani, attraverso ICONS – Architecture Mysticism, si eleva l’arte a un’azione rappresentativa della sacralità della vita.
ICONS – Architecture Mysticism si manifesta in un periodo storico particolare, caratterizzato da tensioni internazionali in grado di sconvolgere il mondo intero, ma come un ponte di pace e cultura tra differenti realtà le architetture presentate all’interno della mostra diventano eterarchiche: architetture sperimentali di un mondo deterritorializzato, in cui l’organizzazione e il contesto vengono alterati, mutati o distrutti e le componenti derivanti costituiscono un’altra nuova relazione, che si riterritorializza.
Nel descrivere le architetture sperimentali di DoCK Lab è necessario citare l’architetto e artista americano Lebbeus Woods, definito dallo stesso Ercolani nel libro Guerra e Architettura (D Editore, 2013) “evocatore di mondi”.
Woods nel 1993 scrive:
«Architettura e guerra non sono incompatibili.
Architettura è guerra. Guerra è architettura.
Sono in guerra con il mio tempo, con la storia, con tutte le autorità che risiedono nella fissità delle forme.
Sono uno dei milioni di individui che non ci stanno, che non hanno casa, senza famiglia, senza fede, nessun luogo sicuro da poter considerare mio, non conosco l’inizio o la fine, nessun “sacro luogo primordiale”.
Dichiaro guerra a tutte le icone e a tutti i fini, dichiaro guerra a tutte le storie che mi incatenano alle mie stesse menzogne, alle mie pietose paure.
Conosco solo momenti, e vite che sono come momenti, e forme che sembrano avere una forza infinita, fino a quando “si fondono con l’aria”.
Sono un architetto, un costruttore di mondi, un sensuale adoratore della carne, la melodia, una figura che si staglia contro il cielo oscuro.
Non conosco il tuo nome, Ne tu il mio.
Domani, inizieremo insieme la costruzione di una città».
Questa premessa al pamphlet di Woods intitolato Guerra e Architettura è dedicato ai cittadini di Sarajevo, all’epoca vittime di un “assedio martellante e patologico”. Le parole dure ma cariche di compassione dell’architetto americano inducono a una riflessione sull’architettura “mistica” e radicale di Ercolani, che trasforma l’idea tradizionale delle icone mostrando architetture “come personificazione della conoscenza” e del fare, in grado di sviluppare realtà con una maggiore coesione sociale. Gli edifici del futuro immaginati dal DoCK Lab costituiscono un nuovo ordine spaziale in cui poter riconoscere le fragilità e i fallimenti del passato, ma allo stesso tempo reinventare i nuovi spazi abitativi del futuro.
Stiamo vivendo, come esseri umani, una “guerra” continua derivante dall’effetto delle cause messe in passato, di generazione in generazione, in cui l’ordine dell’esistente viene rivoluzionato
dall’ordine del nuovo, da una nuova riconfigurazione di un sistema in crisi; ormai i vecchi modelli e purtroppo anche quelli attuali si stanno mostrando obsoleti, si deve reinterpretare di giorno in giorno i segnali dall’ambiente. I cambiamenti climatici e le emergenze sanitarie sono irrimediabilmente intrecciati con i flussi migratori, le guerre, la povertà e i vari effetti distopici
generati sul pianeta nell’attuale epoca umana: l’Antropocene.
L’urbanista e docente universitario Maurizio Carta sostiene che serva una riflessione competente e di sistema per imparare dalla crisi, per rivoluzionare i nostri comportamenti e per evitare – o mitigare – la prossima crisi. Significa progettare un modo diverso di abitare il pianeta, realizzando città che non ci facciano ricadere nella trappola di una distopia, ma che alimentino l’audacia della fiducia nel futuro.
Per l’architetto e curatore del Padiglione Italia alla XVII Biennale di Venezia Alessandro Melis l’architettura del futuro non definirà più un oggetto, unico e riconoscibile, autonomo, ma sarà parte integrante di un paesaggio ibrido generato da variazioni del continuum urbano, che implicherà anche processi di autoriconfigurazione finalizzati all’adattamento a condizioni ambientali sempre più estreme e a ridurre la pressione sui sistemi ecologici.
La performance e mostra tra arte e architettura ICONS – Architecture Mysticism ci insegna che per generare una riforma a scala globale servono idee visionarie che innescano progetti virtuosi
concreti al fine di garantire un futuro possibile all’umanità.
Attraverso l’architettura disegnata, frutto della sensibilità di Massimiliano Ercolani di DoCK Lab, si può reinterpretare il presente definendo una anamnesi del futuro. Gli esseri umani possiedono una conoscenza innata; infatti, sviluppare uno spirito di ricerca consiste nel riscoprire tale conoscenza all’interno della propria vita. Ciò permette di riconoscere le cause nel presente per comprendere gli effetti nel futuro e poterlo trasformare di conseguenza, migliorando la nostra vita inseparabile dalla qualità dell’ambiente che ci circonda.
Nella filosofia platonica, l’”anamnesi” è la conoscenza che consiste nel ricordo delle idee eterne contemplate dall’anima prima della nascita. Quindi, la conoscenza non costruisce via via qualcosa di nuovo, ma ricostruisce via via qualcosa di dimenticato. Le idee non sono solamente il fondamento dell’esistente, ma sono anche la chiave della sua conoscenza.
Ercolani delinea nuove idee e strategie per immaginare un futuro possibile. Servono idee radicali, in cui la fervida visionarietà genera la strada verso una riconfigurazione urbana necessaria delle città. Per far fronte alla crisi globale odierna, in quest’epoca serve un cambio culturale e di mentalità radicale: diventa sempre più importante aprirsi a idee visionarie e far sì che la loro essenza si consolidi nella nostra quotidianità.